top of page
stradariopontuale

Alter Ego Edizioni

piatto_Melville.jpg
Il paradiso degli scapoil - Il tartaro delle vergini
Herman Melville 
 

Il Paradiso degli Scapoli e Il Tartaro delle Vergini sono due racconti in cui l’immaginazione di Herman Melville si muove su ambientazioni diverse e speculari, da Londra alla Segreta del Diavolo negli Stati Uniti. Nel primo viene descritto minuziosamente un club londinese di soli scapoli, novelli templari avulsi dal tempo che si riuniscono periodicamente per ricercare un proprio benessere fisico e psicologico; si abbandonano a piaceri culinari, estetici e a scoperte in assenza di legami convenzionali, perseguendo la “religione” della felicità individuale. Nel secondo racconto, invece, il protagonista si reca in una cartiera per concludere un affare. Si ritrova, però, a esser parte di uno stranissimo mondo popolato, questa volta, solo da donne operaie – sacrificate al dovere, nella più totale abnegazione di sé – che gli ispireranno il desiderio del paradiso. Prefazione Elisa Quinto, traduzione di Veronica Teobaldi

Collana: Eletti

Copertina2.jpg
Nel XXIX secolo - Frritt-Flacc
Jules Verne

Il protagonista del racconto Nel XXIX secolo – La giornata di un giornalista americano nel 2889 è Francis Benett, un magnate dell’informazione e proprietario di un giornale cui ruotano intorno grandi interessi economici e politici. L’imprenditore, infatti, finanzia ricerche scientifiche e imprese spaziali in un futuro immaginato da Verne non molto lontano da noi.
In Frritt-Flacc, invece, l’atmosfera si fa gotica e surreale: un medico avaro scoprirà in breve tempo il prezzo da pagare per la disumanità dei suoi comportamenti, avvolto in un misterioso paesaggio dominato da forze psichiche incontrollabili.

Prefazione e traduzione di  Antonella Costa

piatto_Salgari.jpg
Un eroe del mare - Un dramma nell'Atlantico
Emilio Salgari 
 

Nell’infinito mare di racconti pubblicati da Emilio Salgari – con il suo nome o sotto pseudonimi vari –, quelli proposti in questo libro rappresentano due gocce più brillanti delle altre. Sono i racconti di due eroi comuni che hanno come unica, grande qualità il coraggio. E la predisposizione a essere “volontari”, a immolarsi per salvare gli altri mettendo anche seriamente a rischio la loro stessa vita. Nel mezzo l’imprevisto, l’avventura, il senso ineluttabile di una fine imminente. E poi? E poi il finale inaspettato, come un’onda non calcolata.

Prefazione di Angelo  Deiana

Copertina2.jpg
Thorgunna
Robert Louis Stevenson 
 

Tra mitologie pagane e atmosfere mistiche, ma anche profondamente carnali e impregnate dell’odore di salsedine e della solitudine di silenti latitudini, nell’isola di Snowfellness solo i pescatori e qualche nave richiamano alla novità. Ed è proprio da uno di questi velieri che un giorno arriva la grande Thorgunna, nome celtico, imponente, eco del dio del tuono, con il suo carico di casse, sete e spille luccicanti. Tramite lei inizia la storia di queste vite e di altrettante ineluttabili morti. Le atmosfere richiamano le epopee nordiche: è storia di misteri e arcane maledizioni, di viaggiatori solitari e tempeste improvvise quella raccontata da R.L. Stevenson, ma nella scrittura attenta e psicologicamente sofisticata si evince anche lo sguardo del proprio mondo d’origine e di un’epoca intera. Prefazione di Andrea Comincini, traduzione di Veronica Teobaldi

piatto_cop_Il_CapolavoroSconosciuto.jpg
Il capolavoro sconosciuto
Honorè de Balzac
 

Parigi. Poussin è un giovane e squattrinato pittore che, volenteroso di apprendere i trucchi del mestiere, decide di recarsi presso l’abitazione del celebre Porbus. Nell’occasione conosce Fenhofer, antico allievo di Mabuse; questi rivela ai due colleghi di essere impegnato da sette anni con un dipinto che definisce un capolavoro. Tuttavia l’anziano è restio a mostrarlo in pubblico; la curiosità spinge Poussin a mettere in gioco persino l’amore verso Gillette, la sua fidanzata e splendida modella: l’intento è stuzzicare Fenhofer e la sua spasmodica ricerca della bellezza perfetta… Il capolavoro sconosciuto, attraverso i dialoghi dei tre protagonisti, affronta in maniera vivace – e attualissima – i profondi turbamenti che accompagnano l’esistenza dei veri artisti. Prefazione di Patrizia Angelozzi, traduzione di Stefania De Matola

piatto_cop_QuelPorcoDiMorin.jpg
Quel porco di Morin - L'abbandonato 
Guy de Maupassant

Nel vasto repertorio di racconti pubblicati da Maupassant, quelli proposti in questo libro rappresentano due sfumature che colgono appieno la visione della società dell’autore. In Quel porco di Morin si narra la disavventura di uno sprovveduto merciaio che, fin troppo inebriato dai sogni di gloria parigini, si ritrova a tentare un goffo e molesto approccio con un’avvenente ragazza incontrata sul treno. Il brillante Labarbe, deputato in erba, è chiamato in causa per lavare l’onta di Morin, con esiti del tutto inaspettati. Ne L’abbandonato, invece, una donna e il suo amante intraprendono un breve viaggio che li porterà al cospetto del frutto del loro antico amore proibito, entrando in contatto con una realtà a loro, per lunghi anni, rimasta ignota.

Prefazione di Simone Gambacorta, traduzione di Stefania De Matola

piatto_LaVeritaSulCaso.jpg
La verità sul caso di mr. Valdemar - Una discesa nel Maelstrom
Edgar Allan Poe

La penna di Poe ha tracciato, per i protagonisti di questi due racconti, un percorso che conduce là dove nessun umano è mai riuscito a spingersi. Ne La verità sul caso di mister Valdemar, il capezzale di un uomo consumato da un male incurabile si trasforma nello scenario di un esperimento inquietante: è possibile “congelare” il passaggio tra la vita e la morte? E con quali conseguenze? Invece, Una discesa nel Maelstrom riporta fedelmente la terribile esperienza di un pescatore norvegese alle prese con la più potente furia che la natura possa scatenare, capace di suggestionare tutti coloro che ne entrano in contatto. Prefazione di Alberto Iapichino

piatto_IldelittodilordArturo.jpg
Il delitto di Lord Arturo Savile
Oscar Wilde

Il delitto di lord Arturo Savile, anche se ultimato qualche anno prima, esce coevo del più celebre Il ritratto di Dorian Gray (1891) e raggiunge una certa notorietà grazie anche alle diverse riduzioni teatrali di cui è stato oggetto. Già dopo le prime pagine risulta inconfondibile lo stile narrativo di Wilde: ironia, paradosso e cinismo, nell’analisi e nella descrizione della società anglosassone vittoriana, si rincorrono per tutta la trama del racconto. I paradossi, le contraddizioni e l’onnipresente ironia nei dialoghi e nelle situazioni, forniscono a Wilde l’ideale supporto narrativo per tranciare di netto quell’epoca vittoriana nella quale vive e con la quale sarà in conflitto fino all’ultimo dei suoi giorni. Prefazione di Enzo Di Brango

piattohd_ildrago (1).jpg
Il drago - Il tesoro nascosto
Luigi Capuana

Nella novella domina la dimensione umana, in una declinazione verista, e vi si riconosce l’impossibilità del miracolo. Nella fiaba, invece, la magia è strumento indispensabile per conferire all’uomo gli strumenti che gli consentono di stare al mondo con dignità. In entrambi i casi si impara che nessuno può cambiare il corso del destino.

Prefazione di Cristina Ubaldini

piattohd_finis.jpg
Finis - La fine della storia
Jack London

Gli erranti londoniani hanno bisogno di attendere il destino per innalzarsi dalle bassezze in cui sono rovinosamente precipitati, solo allora il pugnale del nulla spegnerà per Morganson la grande luce, mentre per Linday l’universo imprigionato nel freddo, il sudario bianco del Klondike che riveste ogni oggetto, si muta in caleidoscopio, producendo e riproducendo l’essenza di tutti i colori, ovvero le dolci e salutari screziature del sentimento.

Prefazione di Donato di Stasi

piatto_Racconti_di_viaggio.jpg
Racconti di viaggio
Charles Dickens

Il lungo viaggio è una New Year’s Eve story in cui Dickens narra viaggi per mare tutti finiti tragicamente. È la sera di Capodanno; un uomo solo siede davanti al fuoco, unica compagnia storie di viaggi provenienti da ogni parte del mondo. Tra realtà e fantasia, il lettore è trasportato in una dimensione altra, priva di approdi sicuri, ma piena di terrore e sgomento. In Viaggiare all’estero, racconto ambientato a Parigi, s’impone alla mente del protagonista una large dark creature, causa di smarrimento e angoscia. In conclusione, lo scrittore ci propone due viaggi: uno nello spazio della sua fervida immaginazione, l’altro, un viaggio interiore, nello spazio della sua infanzia, un’infanzia tradita, da cui non riuscì mai ad affrancarsi. Traduzione e prefazione di Marzia Dati
piatto_Deledda.jpg
Il rifugio
Grazia Deledda
Come nelle più belle favole, la principessa Alys vive in un castello, nel lusso e nell’agiatezza, ma c’è qualcosa che la turba. Per superare la noia di giornate vuote e monotone, confeziona fiori di carta piuttosto che passeggiare nel grande parco della tenuta. La bellissima fanciulla, cresciuta nella povertà insieme a una nonna ancora fortunatamente presente nella sua vita, ha capito di aver commesso un grave errore a sposare il principe, ovvero una persona che non ama. Il racconto è in realtà una fiaba malinconica sull’impossibilità di vivere un’esistenza appagante senza l’amore. Eppure, nonostante la sofferenza, la ragazza, ormai diventata donna e madre, riuscirà a trovare nella letteratura il vero e unico rifugio dalle miserie umane.
Prefazione di Maria Letizia Perrini
piatto_web_cop_LInformatore-eletti_11x16
L'informatore
Joseph Conrad
Il signor X racconta al narratore dei suoi sforzi per scoprire l’identità del viscido delatore che si nasconde tra le fila di un gruppo di anarchici londinesi e che ne sabota sistematicamente i piani. In un’atmosfera noir, ipnotica e graffiante, la storia finisce per ridicolizzare quegli ideali politici sostenuti da alcuni sedicenti rivoluzionari che hanno fatto della loro vita un inutile tentativo di cambiare le sorti di una società in rapida trasformazione e che, soprattutto, non aspetta nessuno.
Prefazione: Lorenzo Bianchi, traduzione di Veronica Teobaldi
piatto_web_cop_IMorti-eletti_11x16.jpg
I morti
James Joyce
Gabriel Conroy, giovane professore, in occasione dell’Epifania è invitato con la moglie Gretta alla festa che si tiene ogni anno a casa delle zie. In un clima da salotto borghese, conformista e attento alle etichette, il protagonista cercherà di fare sfoggio della propria cultura di fronte ai commensali e al tempo stesso sarà consumato dall’insicurezza di risultare inadeguato. Fino a quando sarà costretto a fare i conti con il proprio narcisismo dopo il rifiuto amoroso di Gretta: diventerà consapevole della sua incapacità di amare confrontandosi con il paesaggio innevato, memore della presenza dei morti e del loro inquietante richiamo.
Prefazione: Alex Piovan, traduzione di Cristina Mosca
Copertina.jpg
Racconti della prima fantascienza
Herbert George Wells


I tre racconti proposti, pubblicati nel 1895, fanno parte della prima raccolta che H.G. Wells dedicò interamente alla fantascienza. Il bacillo rubato è l’occasione per l’autore di esprimere la propria visione politica in chiave ironica: il furto maldestro di una provetta contenente il virus del colera a opera di un anarchico diventa l’espediente per immaginare le conseguenze di una possibile guerra batteriologica. Il sorprendente caso della vista di Davidson catapulta il lettore in una situazione paradossale in cui la fantasia prende il sopravvento sulla realtà, dilatando lo spazio e il tempo in cui si muove il protagonista. Due avventurieri, invece, saranno disposti a tutto pur di impossessarsi di un patrimonio incustodito nell’ultimo racconto Il tesoro nella foresta, dove ironia e assurdo lasciano il posto a un clima di crescente tensione. Prefazione di Emiliano Sabadello, traduzione di Camilla Eracli.
Coperina.jpg
Racconti di donne sole
Ada Negri
Prima opera in prosa di Ada Negri, Le solitarie (1917) può essere considerato un testo di letteratura femminista ante litteram. Una raccolta di quattordici novelle incentrate sulle donne del secolo scorso: di età e ceti sociali differenti, emarginate, umiliate e offese, solitarie e prigioniere della famiglia, costrette a vivere un’esistenza umile, in lotta contro i pregiudizi della società per ottenere un proprio ruolo nel mondo.
Con uno sguardo di risoluta delicatezza, l’autrice ci guida di volta in volta nella vita delle protagoniste dei racconti – Nella nebbia, L’incontro, Mater admirabilis, Il posto dei vecchi – sottolineando quanto “non una di quelle figure di donna che vi sono scolpite o sfumate mi è indifferente”.
Kafka.jpeg
Franz Kafka
Nella colonia penale
Nello scenario di una remota colonia penale, un illustre straniero – il Viaggiatore – viene condotto al cospetto di un macchinario all’apparenza singolare. Ancor più singolare è la sua funzione, che gli viene minuziosamente spiegata dall’Ufficiale incaricato di metterla in azione. L’apparecchio è il non plus ultra del concetto di giustizia, poiché attraverso un processo di scrittura è in grado di emettere una sentenza, a detta dell’esecutore, che più equa non si può: viene incisa sulla pelle del reo. A completare il quadro della situazione, il Soldato che tiene d’occhio l’ignaro Condannato, il quale assiste alla scena senza poter comprendere a cosa, a breve, andrà incontro. Un racconto che incarna l’essenza dell’immaginario kafkiano, carico di simbolismi e di richiami al complesso rapporto tra l’autore e la sua passione per la scrittura. Nella colonia penale in questione, la colpa e l’espiazione sfumano in una nube che intossica le credenze più radicate del Viaggiatore, nonché del lettore, in una spirale che lascia intravedere assurdità e turpitudini dell’animo umano. Prefazione di Enrico Flamigi, traduzione di Petra Gringmuth
WhatsApp-Image-2021-05-10-at-18.38.48.jp
Edna St. Vincent Millay
Ceneri di vita
Una voce poetica unica, quella di Edna St. Vincent Millay, capace di creare mosaici lirici raffinati, che attingono alla tradizione e alla poesia modernista. I versi, fluidi e ritmici, in cui il linguaggio si modella su variazioni naturalistiche di rara bellezza, sorprendono per l’intensità del significato sotteso. Edna muore e rinasce, scende negli abissi dell’inconscio dove cerca Dio, le sue benedizioni, per essere preda di visioni mistiche, in cui l’universo svela il suo meraviglioso mistero, mentre lentamente risalgono alla superficie sentimenti pungenti come il dolore e la nostalgia del passato, l’abbandono e il lutto, celebrati da una poesia disinibita e perfetta, destinata a vivere oltre la caducità del tempo. Prefazione e traduzione di Marzia Dati
Piatto-hd-Ridge.jpg
PiattoWEB_Stevenson.jpg


Lola Ridge

Sradicata


Una vita in perenne movimento quella di Lola Ridge, sradicata dalla terra di origine ed emigrata in vari Paesi, tra cui l’Australia, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti. Dai suoi versi emerge quel sentimento di transitorietà intimamente collegato agli spazi geografici del proprio vissuto, come i luoghi dell’infanzia, che riaccendono inevitabilmente ricordi dolorosi. La capacità visionaria è sostenuta da una memoria sensibile e fluida che trova nel monologo interiore la sua più alta espressione. Nel tessuto narrativo che man mano va delineandosi al lettore, si scorge infine un salvifico altrove, ultimo approdo di un’esistenza “migratoria”. Curatela di Marzia Dati.


Il diamante del Rajà
Robert Luois Stevenson

I tre racconti presenti in questo volume (Il Diamante del Rajà, Il sire della porta di Malétroit e Un alloggio per la notte) sono tratti dalla raccolta New Arabian Nights, pubblicata in due volumi nel 1882. Nel primo racconto l’autore ricorre all’espediente narrativo del manoscritto ritrovato, che conferisce alla storia un alone suggestivo e misterioso, per parlare del sesto tra i più grossi diamanti del mondo, l’“Occhio della Luce”, tanto prezioso quanto funesto per chi lo possiede. Entrambi ambientati nel XV secolo, il secondo e il terzo racconto narrano, rispettivamente, le vicende di un giovane cavaliere, costretto per uno scherzo del destino a scegliere tra la morte e l’amore per una giovane sconosciuta, e quelle di un poeta maledetto che, in una Parigi ricoperta da un candido manto, deve far fronte all’improvvisa e inconveniente morte di un uomo. Tutti perfetti esempi del virtuosismo stilistico di Stevenson, capace di collimare con sagace caparbietà fantasia e sostanza morale. Curatela di Alessandro Romanello

Collana: Eletti XL

Orwell_piattoWEB.jpg
La fattoria degli animali
George Orwell

Il fattore Jones non sa amministrare la propria fattoria, è alcolizzato e tratta male gli animali, sfruttandoli in modo crudele, fino al momento in cui questi ultimi riescono a organizzare una rivolta che li porterà all’autogestione. Guidati dal maiale Napoleone, tentano di realizzare una società più giusta ed egualitaria – basata sui Sette Comandamenti, sintesi della filosofia dell’Animalismo – senza la presenza degli uomini. Tuttavia, gli stessi protagonisti – maiali, pecore, galline, cani e cavalli hanno tutte le caratteristiche psicologiche degli esseri umani, considerati i loro acerrimi nemici. Attraverso un ingegnoso gioco di specchi, Orwell ci offre una vera e propria allegoria, con tratti parodici, di ogni forma di totalitarismo, del tradimento del principio di uguaglianza, e di ciò che si è capaci di fare per ottenere il potere ed esercitarlo sugli altri. Prefazione di Angelo Favaro, traduzione di Camilla Eracli.
Piatto-Dannunzio.jpg
Il primo fuoco e altre novelle
Gabriele d'Annunzio
C’è sempre in ogni novella, in ogni poesia, in ogni istante della vita del Vate l’Amore: è totalizzante, è forza vitale; ne Il commiato l’abbandono travolge l’amato che vive un abbattimento infinito, uno svilente consumo d’anima e di corpo. Per d’Annunzio il piacere di ogni rapporto è forza creatrice: la donna è scienza che porta alla conoscenza, è portatrice di ciò che compensa e soddisfa l’uomo fisicamente, di sicuro, ma anche spiritualmente. La donna è estate, tripudio di creazione e creatività, e la sua schiena falcata è dipinta in Terra Vergine, Crimina amoris, come nella poesia Stabat nuda aestas. Amore è un fuoco (Il primo fuoco), che scalda il cuore dopo le mani (Mani fredde e cuore caldo; Il bacio e la piaga).
Prefazione di Ilaria Anna Lucini
Piatto-Tozzi.jpg
Con gli occhi chiusi
Federigo Tozzi
Questo è il primo romanzo di Federigo Tozzi, certamente il migliore, forse la più riuscita delle sue opere. Narra gli anni che vanno dalla fanciullezza alla soglia dell’età adulta di un ragazzo apparentemente inetto, di fatto sprovvisto degli strumenti pratici necessari per stare al mondo e soprattutto in un mondo di contadini e lavoranti, gente incolta e rozza. Siamo a Siena, primi del Novecento. Pietro è l’ultimo e unico figlio di Domenico, un uomo feroce e ottuso, padrone del ristorante Il Pesce Azzurro e di un podere che si trova non distante dalla città. Sua madre Anna è una donna fragile, che soffre di convulsioni. Pietro si innamora di Ghìsola, una ragazzina messa a servizio nel podere di famiglia, e si terrà aggrappato a questo amore, letteralmente, fino all’ultima riga. 
Prefazione di Cristina Ubaldini
I-pescatori-di-balene.jpg
I pescatori di balene
Emilio Salgari
Il Daneborg, veliero danese al comando del capitano Weimar, naviga per l’Oceano Artico alla caccia di balene. Ben presto l’intero equipaggio viene messo in pericolo dall’audacia dello stesso capitano che, non trovando cetacei nel mare di Behring, decide di spingersi oltre le consuete rotte: tra i ghiacci del Polo la baleniera naufraga. Ai soli sopravvissuti, Hostrup, secondo di bordo, e l’esperto fiociniere Koninson, non rimane che raggiungere l’Alaska. Sulla strada verso la salvezza dovranno vedersela con il continuo imperversare del clima, la famelica ferocia dei lupi e degli orsi bianchi e gli spietati indiani Tanana. Un avvincente romanzo con cui Salgari conduce il lettore nelle avventurose vite dei pescatori di balene, in continua lotta con una natura ostile ma, allo stesso tempo, spettacolare.
Prefazione di Riccardo Deiana
nani-e-folletti-piatto.jpg
Nani e folletti
Maria Savi Lopez
Attingendo ad antiche tradizioni popolari, leggende, romanzi d’avventura e vecchi poemi, Maria Savi Lopez ci introduce in un mondo fantastico popolato da nani e folletti: figure “meravigliose e diverse” provenienti da regni lontani e misteriosi, dotate di poteri magici, forza sovrumana e grande astuzia. Spiriti benefici cari agli uomini ma anche spiriti maligni e perversi devoti alle tenebre, le creature protagoniste di queste storie offrono l’occasione per una riflessione sul diverso, sulle paure da esso generate e sulla capacità di esorcizzarle grazie anche alla forza del loro intrinseco fascino.
Prefazione di Chiara Ruggiero
Il-compagno.jpeg
Il Compagno
Cesare Pavese
Pablo si divide tra l’attività famigliare, la gestione di una tabaccheria a Torino e l’amore per la chitarra. S’innamora di Linda – l’ex fidanzata di Amelio, il suo migliore amico – che lo introduce nel mondo del teatro; Pablo, però, inizia ad avvertire una sorta di insoddisfazione per un’esistenza già prestabilita fin quasi a desiderare la fine di una scomoda tranquillità. Dopo aver rotto con la ragazza, decide di cambiare radicalmente vita trasferendosi a Roma, in quel preciso momento storico che precede la seconda guerra mondiale. Qui aderisce a un movimento clandestino antifascista, che gli permetterà di convogliare la propria inquietudine nella lotta politica. Commovente romanzo di formazione in stile Beat Generation, Il compagno fu pubblicato da Einaudi nel 1947, inaugurando la celebre collana “I coralli”. Postfazione di Darwin Pastorin.
Cechov_cover.jpeg
Racconti dell'esistenza
Anton Cechov
I protagonisti di questi due racconti, ormai privi di forza e volontà, sono costretti a confrontarsi con le donne della loro vita. Così, in Mia moglie, il possidente e ingegnere Pàvel Andrèjvič scopre di essere profondamente disprezzato dalla giovane consorte, che gli rivela di non amarlo più. Una storia noiosa vede invece Nikolàj Stjepànovič, un vecchio e illustre professore di scienze, confrontarsi con l’ossessione del denaro e con la paura di morire; non riesce più ad amare la moglie e la figlia, e si rifugia nell’affetto di Kàtja, la figlioccia eccentrica, ex attrice e donna libera. Sono storie di decadenza interiore, di incapacità ad affrontare i nodi scorsoi della coscienza, quando l’esistenza presenta il conto dell’aridità e dell’inadeguatezza con cui si è vissuto per troppo tempo, ignari della fine che accomuna tutti gli uomini. Prefazione di Antonella Ciervo.
Piatto_Anonimi-del-mare.jpg

Anonimi del mare

Anonimi del mare è una raccolta di cinque brevi racconti, scritti in epoche diverse e da autori anonimi, tutti accomunati da ciò che per l’essere umano meglio rappresenta l’ignoto: il mare. I protagonisti di queste esotiche e imprevedibili avventure sono condottieri, marinai, naufraghi e sfortunati passeggeri provenienti da Paesi e culture molto lontani tra loro, le cui testimonianze consentono al lettore di scandagliare tra i sentimenti e le emozioni universali che i drammi avvenuti sulle vaste distese d’acqua hanno fatto riemergere. Storie di pericoli scampati e morti annunciate, come nella Zattera della Medusa, di ribellioni e tradimenti – L’ammutinamento del Bounty – e soprattutto di sfide lanciate nei confronti di un destino che unisce i personaggi, tra isole e tesori, tempeste e naufragi – La fine del Titanic. Un destino condiviso da tutti i protagonisti dell’antologia, che vengono messi dinnanzi al conflitto più terribile e temibile, ovvero quello tra l’uomo e le forze inarrestabili della natura. Curatela di Alessandro Carlini

Radiguet_piattoWEB.jpg
Il diavolo in corpo
Raymond Rudiguet

Il protagonista del romanzo Il diavolo in corpo è un giovane liceale che instaura una relazione adulterina con Marthe, mentre imperversa la tragedia della Prima guerra mondiale. Il marito della ragazza, Jacques, è al fronte e ciò facilita i loro incontri, inizialmente nascosti, ma poi scoperti dalla gente del paese: di qui lo scandalo e l’allontanamento di amici e parenti. I due non si arrendono e portano avanti un rapporto ambiguo, in cui l’alternarsi dei ruoli di vittima e carnefice condurrà a un epilogo drammatico, ma vissuto pur sempre a cuor leggero da un adolescente ancora pieno di sé, condizionato dall’immaturità e da un naturale, e a tratti inquietante, egocentrismo. Prefazione di Daniela Cicchetta, traduzione di Stefania De Matola.
PiattoWEB_Gide.jpg
L'immoralista
Andrè Gide
 Durante la propria luna di miele in Nordafrica, il letterato parigino Michel si ammala gravemente di tubercolosi. Il viaggio in sé e la successiva graduale guarigione si trasformeranno per lui in un’occasione per mettere in discussione la rigida morale ereditata da una società conservatrice, oltre che tutta la sua esistenza. La riscoperta dei piccoli e grandi piaceri della vita, inclusi quelli fisici, portano il protagonista di questo racconto lungo a ripromettersi che è giunto il momento di concentrarsi sull’hic et nunc, anche a costo di cadere in un vortice di puro e pericoloso edonismo. Prefazione di Ivana Margarese, traduzione di Simona Zacchini.
bottom of page